Le geografie del cibo contemporanee risentono della frattura della concezione del cibo provocata dall’espansione dei mercati globali che hanno portato a una visione materialistica del cibo, interpretato progressivamente come una risorsa da incorporare nei processi produttivi o da sfruttare per fornire specifici servizi (Friedman e Mc Michael, 1989; Mc Michael, 2007), separando il significato del cibo dalle storie locali e dalle identità culturali (Sonnino, 2016). Questa frattura sarà la giustificazione ideologica del conflitto città campagna, ovvero la separazione fisica e delle rappresentazioni tra sistemi agricoli di produzione intensiva e gli spazi urbani di consumo di massa. L’enfasi sulla produzione alimentare anche in chiave di food security ha portato a non considerare il cibo come marcatore culturale, trascurando la predisposizione di modelli critici e non banali della ricostruzione del sistema locale del cibo. Problematizzare il fenomeno, aprendo visuali di osservatori disciplinari nelle quali il cibo si colloca, smontare i luoghi comuni, potrebbe aiutare a leggere la trasformazione in atto di alcuni processi urbani contemporanei, soprattutto quelli sottoposti dal turismo, ad una transizione alimentare. Matera e il suo legame con le tradizioni alimentari e gastronomiche locali, in procinto di essere proclamata ECoC 2019, potrebbe costituire un interessante campo di esplorazione dei cambiamenti in corso dei modelli di consumo alimentari nelle forme che assume la distribuzione e somministrazione del cibo messa alla prova di fronte alla forte domanda turistica soprattutto quella internazionale, riconoscendo al cibo il potere di rappresentare identità culturali e di veicolare significati sociali nel loro struttura.